domenica 18 dicembre 2011

La Basilica Sotterranea di Porta Maggiore : un Tempio Pitagorico costruito da una Società Segreta


A Roma esiste  una basilica costruita sotto terra duemila anni fa da una setta misteriosa. Ritrovata occasionalmente dopo diciannove secoli, ha un grande valore artistico ed architettonico e una caratteristica unica al mondo: sulla sua volta passano ogni giorno centinaia di treni.Lungo uno dei lati di piazza di Porta Maggiore, tra l’imbocco di via Prenestina e quello di via di Scalo San Lorenzo, si alza una corta muraglia di mattoni anneriti di sporco. Li, nella parete di sostegno del viadotto ferroviario che immette alla stazione Termini i binari della linee Roma-Pisa e Roma-Napoli, semi nascosta da una rientranza del muro, c’è una porta quasi sempre chiusa, pressocchè sconosciuta al flusso del turismo di massa è all’attenzione degli stessi romani.

La forma è quella della basilica a tre navate con abside centrale. Le dimensioni sono rispettabili: circa diciassette metri di lunghezza, sette di altezza, nove di larghezza. La datazione dell’insieme è immediata e definitiva: metà del primo secolo dopo Cristo. Il mistero delle figure di stucco è il vero sale del tempio sotterraneo.
Le scene rappresentate nello stucco sono le più varie: ierariche figure femminili in atteggiamento di preghiera, vittorie alate, personaggi mitologici, bambini che giocano, teste di medusa, anime condotte agli inferi, scene di iniziazione ai Misteri, maestri e scolari, un rito di matrimonio, animali, oggetti di culto, persino un pigmeo che torna alla sua capanna dopo la caccia. Qualcuno ha creduto di poter suddividere le figure in tre gruppi: scene di vita’ quotidiana, scene mitologiche e scene di contenuto misteriosofico, cioè ispirate alle dottrine segrete delle religioni misteriche. La suddivisione, però, e solo apparentemente possibile.
 
Ma quale cerimonia si celebrava nel segreto della basilica sotterranea? Benché qualcuno non sia d’accordo, i più parlano di un culto misterico ispirato agli insegnamenti pitagorici. Pitagora (VI sec. a.C. circa) è sempre stato un personaggio particolarmente caro ai cultori di misteri. A lui  si attribuiscono ancora, fantasiosi insegnamenti, frutto dei suoi presunti ripetuti contatti con gli Etruschi, con i guru indiani, con Numa Pompilio, con gli abitanti di Atlantide e con innumerevoli altri popoli e personaggi.Il moltiplicarsi di certe fantasie è stato reso possibile dal fatto che gran parte del vero Insegnamento di Pitagora, non essendo stato affidato a documenti scritti, sia andato smarrito con la morte stessa del filosofo.
 Di sicuro sappiamo che è stato Pitagora ad introdurre in Occidente il concetto di esoterismo, inteso quale insegnamento segreto, riservato a pochi iniziati e relativo ai modi di realizzarsi spiritualmente sino a giungere alla “deificazione ” o fusione con l’Assoluto. In secondo luogo i punti fermi del pitagorismo sono stati la fede nella trasmigrazione delle anime, o metempsicosi, e l’uso della musica come tecnica di liberazione spirituale. 

Queste ed altre idee del pitagorismo si ritrovano espresse appunto negli stucchi della basilica di Porta Maggiore. Le scene a carattere musicale sono frequenti. Sulla parete lunga della navata sinistra le figure si alternano con rappresentazioni di strumenti musicali, quasi a sottolineare l’importanza della musica per l’essere umano. Anche le scene a carattere iniziatico e di culto si ripetono un po’ dappertutto, evidenziandosi da sole. Ma è l’insieme delle figure che, secondo alcuni, si propone come un trionfo dell’idea di metempsicosi: le scene di vita quotidiana, il pigmeo, gli animali altro non sarebbero che l’esemplificazione di come l’uomo, reincarnandosi, salga e scenda, a seconda dei suoi meriti e demeriti, la scala delle diverse forme di esistenza. Gli stucchi, invece, non sono di alcuno aiuto per tentare di ricostruire, almeno in parte, la liturgia di questo gruppo di seguaci del pitagorismo. Qualcosa però possiamo provare ad immaginarla. Gli archeologi hanno dimostrato che la basilica sotterranea e rimasta in funzione solo per pochi anni e che presto è stata chiusa e dimenticata come se il culto che vi si celebrava fosse stato proibito dalle autorità imperiali. 




domenica 4 dicembre 2011

Il Codice Segreto di Roma: San Lorenzo in Lucina e il "Codice da Vinci"



Penso che Roma abbia due anime: una luminosa, aperta, quasi nuda. L’altra invece è sibillina, più occulta, sotterranea appunto. E penso sia una bella sfida quella di cercare un codice segreto in grado di aprire questa metà tenebrosa.


Secondo la letteratura cosiddetta esoterica tutto farebbe parte di un Piano Superiore, internazionale, noto solo a pochi iniziati che muoverebbero come marionette i governanti ufficiali. Esagerazioni, certo, ma come se non bastasse, accuse reciproche di "complottiamo" sono piovute negli ultimi tempi anche fra soggetti lontani dalla cultura New Age. Per esempio fra settori cattolici, risentiti per le accuse all'Opus Dei nel romanzo di Dan Brown Il Codice Da Vinci , e un'area massonica che ha come alleati esponenti di sette ebraiche ed estremisti protestanti. Sarebbero massoni, secondo i critici di area cattolica, sia gli autori del libro II Santo Graal, sia Brown, che accusa l'Opus Dei di avere addirittura attentato a un Papa non gradito attraverso un livello segreto dell'organizzazione

A Roma  ci sono  segreti che si celano nella chiesa Chiesa di San Lorenzo in Lucina


Nella chiesa è sepolto il pittore Nicolas Poussin e sulla lapide si trova una riproduzione del dipinto I pastori di Arcadia, legato a doppio filo a un’altra chiesa “misteriosa”, quella di Rennes-le-Château, dove sarebbe stato individuato il Graal. Nel dipinto di Poussin, inoltre, appare la scritta “Et in Arcadia ego”, presente anche sullo stemma di famiglia di Pierre Plantard, che sulla base di alcuni documenti riteneva di essere l’ultimo discendente della dinastia dei re Merovingi, cioè gli eredi diretti di Gesù.
La scritta “et in Arcadia Ego” per anni ha fatto scervellare gli studiosi.

“Et in Arcadia ego” tradotto letteralmente vuol dire “Anche io in Arcadia”, senza il verbo “sum”, cioè “sono”. Pare che la frase nasconda un messaggio celato da due possibili anagrammi. Il primo recita “I tego arcana dei”, cioè “io custodisco i segreti di Dio”.
 Per alcuni studiosi, invece, l’anagramma dovrebbe essere costruito tenendo conto del verbo mancante (sum) e quindi il risultato sarebbe “Arcam dei tengo Iesu”, cioè “Io tocco la tomba di Dio, Gesù. In entrambi i casi, si arriverebbe a una conclusione: il dipinto conterrebbe indicazioni per ritrovare la tomba di Cristo.
Che cosa c’è di vero nell’affascinante ricostruzione  che Dan Brown fa del mito del Graal ?
Sacro Graal o Sang Real ?

L’idea proposta per la prima volta nel 1982 da un’inchiesta giornalistica condotta da Henry Lincoln, Richard leigh e Michael Baigent è alla base del romanzo di Dan Brown  “ Il codice Da Vinci”
Lincoln e soci ipotizzano che il “sangue reale” fosse quello di Gesu Cristo, che si sarebbe sposato con Maria Maddalena e avrebbe avuto figli.La stirpe si sarebbe perpetueta intatta e in incognito per 400 anni, fino ad unirsi con i Franchi per confluire nella dinastia Merovingia.Gesù stesso sarebbe morto vecchio in Francia e poi sepolto nei pressi di un piccolo paesino sui Pirenei.
Questa storia incredibile sarebbe stata tenuta nascosta per quasi 2 millenni dal “Priorato di Sion” una misteriosa setta che avrebbe anche fondato l’ordine dei Templari. Ma alcuni iniziati tra cui Leonardo da Vinci avrebbero lascito degli indizi tramite dei simboli nascosti nell’”Ultima Cena”.


Nel 1969 Henry Lincoln,uno dei tre giornalisti della Bbc, lesse un giallo del francese Gérard de Sède, Le trésor maudit.Nel romanzo, il tesoro era stato trovato intorno al1891 da un parroco di paese, decifrando alcuni documenti rinvenuti nella sua chiesa.
La parrocchiale dedicata alla Maddalena

La parrocchia si trovava  in condizioni di avanzato degrado. Raccolto il denaro necessario per il restauro il sacerdote diede via ai lavori nel 1887.

     In breve si diffonde la voce secondo cui il curato Bérenger Saunière avrebbe trovato un tesoro. Oggi, oltre centomila turisti e ricercatori raggiungono la vetta del colle su cui sorge il paese di Rennes: in gran numero cercano esplicitamente il tesoro che Saunière avrebbe lasciato sul posto, il cui nascondiglio sarebbe indicato dalla complessa simbologia delle costruzioni del luogo. Tra anagrammi, sciarade, acronimi, mappe, libri apocrifi, dipinti, incisioni e bizzarrie simboliche, ecco un percorso che col maggior rigore possibile cerca di guidare i curiosi sulle tracce di una delle più affascinanti leggende di tutti i tempi.
Spostando la pesante lastra di marmo dell’altare Saunière avrebbe scoperto, nella colonna che la sosteneva, una cavità che conteneva  quattro pergamene. Due contenevano genealogie e le altre due presentavano scritte enigmatiche che opportunamente decifrate avrebbero fornito strani messaggi.Uno dei più importanti era: “A DAGOBERT II ROI ET A SION EST CE TRESOR ET IL EST LA MORT”
Il  parroco avrebbe mostrato le pergamene ad alcuni esperti di Parigi e mentre era là avrebbe acquistato la riproduzione di un dipinto di Nicolas Poussin “Pastori in Arcadia”.La tela del 1640 rappresenta un sarcofago con l’iscrizione “et in Arcadia Dia Ego”.

Realizzato nel 1640, il dipinto raffigurava alcuni pastori accanto a un sarcofago con sopra l'incisione "et in arcadia ego". Il fatto curioso è che il sarcofago riprodotto nel quadro esiste realmente, e si trova a poca distanza da Rennes Le Chateau.
Intanto i lavori di restauro nella chiesa del paese proseguirono, e furono fatte altre scoperte, tra cui una lapide che rappresentava due cavalieri, uno dei quali aveva in mano un oggetto tondeggiante. La lapide fu rimossa e l'abate ordinò agli operai di scavare per qualche metro, finché non venne ritrovato qualcosa.
Da quel momento Saunière iniziò a compiere lunghe esplorazioni nei dintorni del paese e effettuò misteriosi scavi nel cimitero dietro la chiesa, dopo di che i lavori di restauro ripresero, stavolta però con un grande spiegamento di mezzi.
L'abate acquistò diversi terreni, fece edificare una torre - Tour Magdala - in onore di Maria Maddalena, un'elegante villa in paese - Villa Bethania - ed ancora strade, fontane ed altro. Sul chiostro della chiesa dispose però che fosse posta la scritta "Terribilis est locus iste" ("questo è un luogo terribile").
Come aveva ottenuto tutto quel denaro Saunière? Cosa aveva scoperto nei dintorni di Rennes Le Chateau?
 
Nel corso degli anni sono stati dedicati all'argomento decine di libri, e alcuni studiosi sono arrivati a formulare le ipotesi più svariate, partendo dal presupposto che l'abate, grazie ai documenti rinvenuti, avesse compiuto una sorta di "caccia al tesoro".
La più sconvolgente di queste teorie, legata a una presunta discendenza di Gesù Cristo e Maria Maddalena, è oggi stata completamente demolita perché basata su falsi documenti.
 Forse Saunière aveva trovato un tesoro perduto: alcuni studiosi pensano il tesoro dei Templari; altri quello del Tempio di Gerusalemme; altri ancora quello dei seguaci dell'eresia catara. In quest'ultimo caso si dovrebbe trattarsi di un tesoro di natura "non materiale", dato che i catari predicavano la povertà.
Molto più prosaicamente, oggi sono in parecchi a ritenere che dietro l'improvvisa ricchezza dell'abate ci fosse semplicemente un traffico di donazioni e di messe.
 
Eppure rimangono molti particolari misteriosi e irrisolti nella vicenda, e la stessa chiesa della Maddalena, così come è stata ristrutturata da Saunière, sembra nascondere ancora dei segreti.
 All'interno dell'edificio sono visibili simboli massonici e rosacruciani, e sorprende che sia la statua di un diavolo - Asmodeo - a sorreggere l'acquasantiera. Asmodeo, tra l'altro, è considerato tradizionalmente il demone guardiano dei tesori.

Nella chiesa, inoltre, le statue dei santi Germana, Rocco, Antonio Eremita, Antonio da Padova e Luca sono state collocate in maniera che le lettere iniziali del nome di ogni santo, unite tra loro, diano la parola GRAAL, e formino una gigantesca M sotto la statua di Maria Maddalena.

E la Maddalena viene rappresentata in questa statua proprio con un calice in mano.
L'abate Saunière aveva forse trovato il Santo Graal, la mitica coppa contenente il sangue di Cristo?


La verità su Rennes Le Chateau probabilmente deve essere ancora scritta...
Che legame c'è fra Jacques de Molay, l'ultimo capo dei Templari francesi messo al rogo nel 1314, e un massone come Giuseppe Garibaldi? Fra la rivoluzione francese e i Rosacroce, fra l'associazione segreta cinese del Drago verde e la rivoluzione bolscevica?
Che legame c'è fra Jacques de Molay, l'ultimo capo dei Templari francesi messo al rogo nel 1314, e un massone come Giuseppe Garibaldi? Fra la rivoluzione francese e i Rosacroce, fra l'associazione segreta cinese del Drago verde e la rivoluzione bolscevica?
Tra le righe emergono sistemi di credenze che considerano il Cristianesimo come menzognero, violento e sanguinario, la Chiesa cattolica come un’istituzione sinistra e misogena, e la verità in definitiva come la creazione e il prodotto di ciascuna persona. ciò che Brown ha ottenuto è la creazione di un mito popolare che distilla e presenta determinate credenze in una forma non impegnativa, ma dilettevole e attraente.
Questo mito opera su più di un livello, essendo il libro allo stesso tempo un giallo, un romanzo, un thriller, una teoria cospirativa e un manifesto spirituale, tutto in uno. La triste ironia è che alcuni cattolici ritengono il romanzo un bellissimo lavoro di letteratura capace in qualche modo di aiutare ad esplorare e a meglio comprendere la propria fede. Ma il romanzo si basa sull’asserzione che Gesù sia meramente umano, che il Cristianesimo sia una spregevole ipocrisia e che ogni affermazione di verità religiosa oggettiva sia da evitare.
 Il romanzo si basa inoltre su una formula standard usata per i romanzi, e nonostante si dilunghi su strani rituali sessuali e sul tema dell’androginia, il centro del romanzo è comunque la classica storia d’amore.

Un altro fattore è che i dialoghi del romanzo sono molto simili ai copioni televisivi: conversazioni concise, scarsa elaborazione dei personaggi e del contesto.

Per contro, vi è un’eccessiva enfasi sulle emozioni dei personaggi. Di conseguenza, mentre il libro contiene affermazioni che possono apparire curiose ai lettori, esso si presenta al contempo alquanto piacevole.


domenica 27 novembre 2011

Santa Maria Del Popolo : un Patrimonio Culturale,Storico, Economico che Nessuno Stato al Mondo può Euguagliare





Nessun romano o italiano conosce bene questa meravigliosa chiesa.Ci voleva Dan Brown a farla conoscere al polpolo di Roma a cui la chiesa è dedicata.
La chiesa, grazie alla presenza di una antica immagine miracolosa della Madonna, è sempre stata un luogo di grande attrazione per i fedeli.

 

  Proprio perchè posta in adiacenza delle antiche mura di Roma - realizzate dall’imperatore Aureliano a partire dall’anno 273 - e contigua alla antica Porta Flaminea, la Chiesa di Santa Maria del Popolo  fin dalla sua fondazione ha rappresentato il primo luogo di devozione per chiunque, pellegrino o Re, religioso o artista, mercante o Papa, entrasse in Roma, provenendo da Nord .
 L’immagine della facciata che vediamo oggi è quella derivata dagli interventi di Gian Lorenzo Bernini che l’ha modernizzata.

Fu papa Pasquale II nel 1099 ad iniziare la costruzione di una cappella là dove ora sorge Santa Maria del Popolo. Leggenda narra  che la Vergine apparve in sogno al papa e lo invitò a costruire una chiesa dove era sepolto Nerone che era diventato per i romani un luogo  maledetto.

 Papa Pasquale II (1099) taglia l'albero "infestato" da spiriti malefici e costruisce la prima chiesina, (in latino "populus") dedicata alla Madre di Dio e degli uomini.

Gregorio IX consacra la chiesa gotica e vi porta la maestosa icona bizantina, dal Sancta Sanctorum della Scala Santa del Laterano (1231).

 
Tra il 1472 e il 1478, per volere di Sisto IV della Rovere, la chiesa viene ricostruita e prende la forma che èrimasta fino ad oggi. Nella chiesa di Santa Maria del Popolo si trova la più estesa presenza di grandi monumenti sepolcrali marmorei realizzati tra la fine del XV secolo e la prima metà del XVI secolo. È da ricordare subito che molti di questi monumenti non occupano più il luogo originario e ciò a causa delle trasformazioni berniniane ma anche a causa di quelle dell’inizio del XIX secolo, seguite alla distruzione del grande convento, per realizzare la Piazza del Popolo a opera di Giuseppe Valadier.  L'architetto che la progettò è sconosciuto.

Tutta la concezione simbolica della cappella si basa sulla Redenzione e la Resurrezione, incentrata sulla figura di Maria e si collega ad altri complessi  simboli di matrice neoplatonica. Al centro il pregevole disco a intarsio marmoreo (forse su disegno di Bernini) con raffigurata la Morte, chiude l’accesso al sepolcreto, ove era collocata un’altra semplice piramide che probabilmente, come alcuni studiosi hanno messo in evidenza, veniva raggiunta, dai raggi del sole attraversanti la finestra del tamburo e una apertura nel pavimento.

Esternamente la cappella si presenta in forme estremamente semplici in adesione a un simbolismo di natura platonica: cubo, cilindro e sfera.

Prima di inoltrarci nel giro delle due navi minori e nelle dieci cappelle che su queste si affacciano, gettiamo uno sguardo al pavimento della chiesa ove si possono scorgere una grande quantità di lapidi sepolcrali, molte con immagine a bassorilievo, altre con ricche decorazioni e altre ancora con eleganti iscrizioni.

 

L' interno. È formata da tre navate. Bernini tra il 1655 e il 1659, sotto il pontificato di Alessandro VII Chigi, la ristrutturò, aggiungendo  simboli e messaggi a molti sconosciuti.

 L'altare, con l'icona di Santa Maria del Popolo al centro. La struttura non è quella originale, ma è stata costruita nel 1637 per volere del cardinale Sauli.


 Cappella Della Rovere (la prima a destra). Un presepe del Pinturicchio, con San Girolamo in primo piano inginocchiato e, forse, un autoritratto dello stesso Pinturicchio in secondo piano. 

 Cappella Cybo (la seconda a destra). Immacolata Concezione, con i Santi Giovanni Evangelista, Gregorio, Giovanni Crisostomo e Agostino. Di Carlo Maratta
 Cappella Basso Della Rovere (la terza a destra). Madonna con Bambino e Santi. Maestranze del Pinturicchio

 Cappella Basso Della Rovere (la terza a destra). L'Assunzione. Maestranze del Pinturicchio

 Estremità destra del transetto. Visitazione, dipinta nel 1659 da Giovanni Maria Morandi durante i lavori di ristrutturazione fatta dal Bernini

Guillaume de Marcillat (1509).Coro. Storie di Gesù bambino: la nascita, l'adorazione dei pastori, la presentazione al Tempio, la figa in Egitto.

Guillaume de Marcillat (1509). Coro. Storie di Maria: il matrimonio di San Gioacchino e Sant'Anna, la nascita di Maria, la presentazione al Tempio, matrimonio con Giuseppe.

La volta del Coro: incoronazione di Maria, con gli Evangelisti, i padri della Chiesa e Sibille. Pinturicchio (1508 - 1509

 Particolare della volta del Coro: San Matteo con l'angelo. Pinturicchio

 Particolare della volta del Coro: San Marco con il leone. Pinturicchio

 Particolare della volta del Coro: San Luca che dipinge Maria con il toro. Pinturicchio

 Particolare della volta del Coro: San Giovanni con l'aquila. Pinturicchio

 Particolare della volta del Coro: S. Agostino. Pinturicchio

 Particolare della volta del coro: la sibilla Cimeria. Pinturicchio

 Particolare della volta del coro: la sibilla Delfica. Pinturicchio

Particolare della volta del coro: la sibilla Eritrea. Pinturicchio

 Particolare della volta del coro: la sibilla Persica. Pinturicchio

Coro. Monumento funebre dedicato a Girolamo Basso della Rovere. Andrea Sansovino


Sempre nel transetto possiamo trovare la testimonianza di due eventi di estrema importanza, il primo con una valenza storica, l’altro di valenza artistica: quello di valenza storica riguarda la cappella, dedicata a Santa Lucia, che aveva accolto due dei figli di Rodrigo Borgia e successivamente la loro madre, Vannozza; l’altra cappella, dedicata ai santi Pietro e Paolo fatta realizzare da Tiberio Cerasi, avvocato concistoriale, custodisce due tra le più importanti tele di Caravaggio, l’una rappresentante la Crocifissione di San Pietro e l’altra la Conversione di San Paolo.
Cappella Cerasi (la prima a sinistra dell'Altare). Conversione di San Paolo. Caravaggio (1601)

  Cappella Cerasi (la prima a sinistra dell'Altare). Assunzione. Annibale Carracci (1601)

Cappella Cerasi (la prima a sinistra dell'Altare). Crocifissione di San Pietro. Caravaggio (1601)

  La Sacra Famiglia con simboli della Passione, dipinta del 1659 da Bernardino Mei durante i lavori di restauro del Bernini.

Cappella Chigi (seconda a sinistra). Natività della Vergine. Sebastiano del Piombo (1530 - 1533)

 Cappella Chigi (seconda a sinistra). Creatore e otto figurazione di pianeti. Mosaico di Luigi de Pace su disegni di Raffaello.

Cappella Chigi (seconda a sinistra). Giona che esce dal ventre della balena. Lorenzetto 

Cappella Chigi (seconda a sinistra). Abacuc e l'Angelo che indica la statua di fronte di Daniele nella fossa dei leoni.  Bernini

 Cappella Chigi (seconda a sinistra). Daniele nella fossa dei leoni. Bernini (1655 - 1657)

La croce rappresenta un simbolo di un esorcismo, secondo alcuni sotto la colonna era sepolto proprio Nerone.

 La morte imprigionata e sconfitta